Un protocollo per l 'attuazione dello smart working nel settore privato è giunto ieri alla firma del Ministro del lavoro e delle parti sociali . Qui il testo
Il confronto era stato iniziato da tempo , per mettere a punto linee guida di salvaguardia dei diritti dei lavoratori anche alla luce del recente, enorme sviluppo di questa modalità di lavoro. Il documento firmato costituisce il secondo provvedimento in Europa di disciplina dello smart working.
Il ministro Andrea Orlando ha commentato con soddisfazione l'incontro con le parti sociali: "Il lavoro agile, il cosiddetto smart working, è cresciuto molto durante la pandemia, ma al di là dell'emergenza sarà una modalità che caratterizzerà il lavoro in futuro, anche nella quotidianità, nella normalità che speriamo di riconquistare il più presto possibile. Per questo abbiamo voluto raggiungere un accordo con tutte le parti sociali, che disciplinasse i nuovi problemi che questa modalità organizzativa del lavoro pone (…) Il Protocollo che indirizzerà la contrattazione collettiva, definisce alcuni punti saldi: il diritto alla disconnessione, quindi al riposo dei lavoratori, il diritto a vedere garantiti alcuni trattamenti che vengono assicurati con il lavoro ordinario, il diritto alla sicurezza, le modalità attraverso le quali garantire la sicurezza dei dati che vengono utilizzati. Tutti elementi di grande rilevanza e importanza che sono stati disciplinati attraverso il metodo del dialogo sociale, attraverso la convergenza di posizioni diverse che sono arrivate a definire un quadro che potrà essere la base anche eventualmente per interventi normativi e, sicuramente, il punto di partenza per la contrattazione. Questo lavoro è andato nella giusta direzione, io credo che sia la direzione che dobbiamo continuare a seguire".
In effetti, durante il periodo dei lockdown generalizzati per la pandemia da COVID 19 lo smart working è stata la modalità di lavoro che ha impedito il blocco totale dell'economia consentendo il lavoro in sicurezza. Per motivazioni di emergenza i Governi hanno reso piu semplice il ricorso al lavoro agile sospendendo temporaneamente l'adempimento formale della sitpula per iscritto e questo resta confermato fino alla fine dell’emergenza sanitaria – oggi fissata al 31 dicembre 2021.
Ora che il lavoro in presenza è tornato possibile restano comunque evidenti i vantaggi generali, da 3 punti di vista:
- per le aziende che posso risparmiare in spese di affitto e di gestione,
- per l'ambiente (grazie alla riduzione degli spostamenti)
- per i lavoratori e la possibilità di conciliazione vita lavoro
Confindustria ha pubblicato recentemente un rapporto completo che fornisce i dati e le prospettive del lavoro agile dal punto di vista dei datori di lavoro Report di previsione autunno 2021: "Quale economia italiana all'uscita dalla crisi" (in allegato sotto l'articolo il testo integrale). Lo studio di Confindustria evidenzia che per circa 3 lavoratori su 4 la prima esperienza di smart working anche se forzata, è stata positiva o molto positiva .
Ci sono ancora molte criticità e aree grigie che la normativa non è riuscita ancora a definire e sulle quali il protocollo interviene con le linee guida per la stipula dei contratti collettivi. Gli accordi individuali rientreranno sempre comunque nelle eventuali previsioni dei CCNL di settore, che in qualche caso hanno già inserito il tema del lavoro agile nei propri contratti.
Vediamo di seguito piu in dettaglio cosa prevede il Protocollo.
Protocollo condiviso per lo smart working nel settore privato
Il protocollo condiviso tra ministero , organizzazioni datoriali e sindacati parte all'assunto di base, già previsto dalla normativa legge n. 81 20217: la modalità di lavoro agile va concordata tra datore di lavoro e lavoratore su base volontaria e va realizzata con un accordo scritto.
ACCORDO TRA LE PARTI
Il lavoratore puo rifiutare la proposta di svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile senza rischiare il licenziamento per giusta causa o giustificato motivo Il mancato accordo infatti non è rilevante dal punto di vista disciplinare .
DURATA SMART WORKING .
Nel documento contrattuale individuale va specificata la durata dellla modalità agile che puo essere sia a tempo determinato che indeterminato o l'eventuale l’alternanza tra i periodi di lavoro in presenza e in remoto
LUOGHI E TEMPI DI LAVORO
Posto che lo smart woking resterà caratterizzato dall'assenza di un preciso orario di lavoro, soggetto alla scelta del lavoratore , l'accordo dovrà anche specificare:
- i luoghi in cui effettuare il lavoro agile e quelli eventualmente esclusi;
- i tempi di riposo non derogabili e le modalità per la disconnessione , per assicurare i tempi di ristoro.
Nei casi di assenze c.d. legittime (es. malattia, infortuni, permessi retribuiti, ferie, ecc.), il lavoratore può disattivare i propri dispositivi di connessione e, in caso di ricezione di comunicazioni aziendali, non 4 è comunque obbligato a prenderle in carico prima della prevista ripresa dell’attività lavorativa.
Tenendo fermo anche il rispetto di eventuali previsioni esplicite nei contratti collettivi nazionali , nel rapporto di lavoro in modalità agile non dovrebbe essere previsto di norma il lavoro straordinario.
CONTROLLI :
Vanno resi noti nell'accordo le modalità di controllo della prestazione lavorativa quando si svolge da remoto il lavoratore ha diritto inoltre ad essere garantito sulle attività formative connesse all'so degli strumenti tecnologici e sulle modalità di esercisio dei diritti sindacali
STRUMENTI DI LAVORO E COSTI:
Fatti salvi diversi accordi, il datore di lavoro, di norma, fornisce la strumentazione tecnologica e informatica necessaria allo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile, al fine diassicurare al lavoratore la disponibilità di strumenti che siano idonei all’esecuzione della prestazione lavorativa e sicuri per l’accesso ai sistemi aziendali.
Laddove le parti concordino l’utilizzo di strumenti tecnologici e informatici propri del lavoratore, provvedono a stabilire i criteri e i requisiti minimi di sicurezza da implementare e possono concordare eventuali forme di indennizzo per le spese.
I dati di Confindustria sullo smart working
Dal Report autunno 2021" Confindustria propone i dati di una indagine sul lavoro condotta a inizio 2021, e che ha coinvolto oltre 4.000 imprese associate, da cui emerge che prima della pandemia lo smart working era già presente nel 12,4% delle imprese e coinvolgeva il 14,1% dei lavoratori, una percentuale decisamente più alta della media nazionale. In particolare, questa modalità di lavoro era maggiormente presente nei servizi, anche per la natura stessa dell’attività e nelle imprese più grandi (oltre 100 addetti) .
Per il 75% delle imprese associate lo smart working era regolato solo da contratti individuali; per un altro 20% a questi si accompagnava anche un regolamento aziendale che disciplinava il lavoro in remoto, mentre solo per il 4,6% delle imprese il lavoro agile era regolato anche con la contrattazione nazionale.
Nel 2020 due imprese associate su tre hanno fatto ricorso allo smart working, che ha coinvolto quasi il 40% dei dipendenti.
Quando l’emergenza sanitaria sarà superata, i lavoratori e le imprese molto probabilmente non torneranno indietro – afferma lo studio – e assisteremo anche in Italia a un incremento delle possibilità di svolgere il lavoro in remoto rispetto al pre-crisi. Lo smart working “d’emergenza” ha fatto superare molti pregiudizi, ed è stata l’occasione per migliorare le competenze digitali e ripensare molti processi aziendali.
L’indagin conferma che più di un terzo dei rispondenti hanno dichiarato che manterranno lo smart working anche dopo l’uscita dalla pandemia.
Quali sono i cambiamenti da fare per uno smart working strutturale ?
Un lavoro (più) agile porta con sé anche dei rischi, che possono essere legati a barriere/ritardi tecnologici, al mantenimento di una adeguata work-life balance e alla necessità di strategie manageriali e di gestione del personale adeguate, tali da garantire un buon flusso dell’informazione (soprattutto di tipo “soft”) e una ripartizione adeguata dei carichi di lavoro.
Dall’indagine emerge che sara prioritario
- fornire ai propri dipendenti attrezzature e piattaforme ICT adeguate al lavoro a distanza
- formare i dipendenti per rafforzarne le competenze tecniche digitali
- riorganizzare gli spazi
- Introdurre/espandere sistemi di valutazione e incentivazione del personale
I risultati dell’Indagine Confindustria, così come quella OCSE, mostrano come cambiamenti organizzativi potrebbero essere alla base del successo dello smart working in termini di produttività.
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